Riprendo ad aggiornare il blog. Ho tempo di farlo ora che sono all'aeroporto di Copenaghen circodando da persone con l'IKEA nel DNA ed in attesa di salire sul volo che mi riporterà in Italia. Vista l'occasione, descrivo i primi quattro voli della mia vita.
Il 23 luglio scorso è iniziata la prima trasferta di lavoro all'estero che ha richiesto il viaggio in aereo destinazione Varsavia in Polonia. Io non avevo mai preso l'aereo e non ero mai stato in un areoporto.
Il viaggio di andata (Bologna - Varsavia) è con la RyanAir. Per qualche motivo l'azienda mi ha pagato anche la SkyPriority e sono quindi il primo a passare i controlli al gate. Peccato che poi devo aspettare sulle scale buie e caldissime del gate insieme a tutti gli altri. La RyanAir è come il pullman, chi sale prima prende il posto migliore quindi appena si apre la porta delle scale, tutti partono a passo svelto per salire alla rinfusa sull'aereo. Quindi i 10 euro di SkyPriority a cosa danno diritto?
Riesco comunque a prendere un posto vicino al finistrino. Per fortuna! La RyanAir è un mercatino: appena l'aereo è in piano, le hostess iniziano a girare e a chiedere se vuoi comprare il loro caffé per fare colazioni in quota. Dopo 20 minuti ripassano e ti chiedono se vuoi comprare un panino per fare merenda in quota. Passano altri 20 minuti e ti chiedono se vuoi comprare i profumi senza pagare le tasse. Alla fine ti chiedono pure se vuoi comprare i biglietti della lotteria. Tutto tranquillo. Arrivo a Varsavia, recupero le valigie e via a lavorare.
Il viaggio di ritorno è stato diverso. Varsavia - Roma - Bologna. Per giustificare l'enorme differenza di costo tra Alitalia e RyanAir, il personale di Alitalia ti offre un biscotto e una bevanda durante il viaggio. Venendo da due settimane a contatto con polacchi a cui potevo rivolgermi parlando solo in inglese ero ancora tarato sulla lingua inglese e quando l'hostess con spiccato accento romano mi ha chiesto "Chevvoi da be'?" ho risposto "Orange Juice" nonostante poco prima stavo parlando in italiano col collega seduto al mio fianco.
Scalo a Fiumicino di un paio di ore e ne approfittiamo per pranzare (alle quattro del pomeriggio). Dopo due settimane di petto di pollo alla griglia, patate arrosto e verza (uniche cose che riuscivo a mangiare in Polonia) vado alla disperata ricerca di una pizzeria. Ripensandoci, è stata la peggior pizza che abbia mai mangiato in Italia ma è andata giù come se fosse la più buona. Da film comico, scommetto che tra un po' uscirà un cinepanettone con quello che sto per scrivere, la scena alla cassa della pizzeria e che mi ha subito riportato in Italia: una coppia di indiani dell'india sta indicando gli arancini di riso e chiede spiegazioni al cuoco: "What are these?"; il cuoco risponde che si tratta di riso e ragù fritti spicciando queste parole: "Rais frais ragù". L'indiano lo guarda con faccia interrogativa e allora il cuoco conclude con: "Ma chevvoi capì che vi magnate li sorci". Ok sono in Italia.
Il volo da Roma a Bologna è troppo breve. L'hostess deve essere un fulmine, sperando anche nella collaborazione dei passaggeri, a distribuire biscotti e bevande per poi raccogliere i rifiuti prima che l'aereo atterri.
Per adesso basta, sennò vengono degli articoli troppo lunghi e noiosi.